mercoledì 11 novembre 2015

Diario di Un seduttore

«Volevo scriverti, non per sapere come stai tu, ma per sapere come si sta senza di me. Io non sono mai stato senza di me e quindi non lo so. Vorrei sapere cosa si prova a non avere me che mi preoccupo di sapere se va tutto bene, a non sentirmi ridere, a non sentirmi canticchiare canzoni stupide, a non sentirmi parlare, a non sentirmi sbraitare quando mi arrabbio, a non avere me con cui sfogarsi per le cose che non vanno, a non avermi pronto lì a fare qualsiasi cosa per farti stare bene. Forse si sta meglio, o forse no. Però mi e venuto il dubbio e vorrei anche sapere se ogni tanto questo dubbio è venuto anche a te. Perché sai, io a volte me lo chiedo come si sta senza di te, poi però preferisco non rispondere che tanto va bene così. Ho addirittura dimenticato me stesso per poter ricordare te».

Soren Kierkegaard , “Diario di Un seduttore”


lunedì 9 novembre 2015

Le strade di Roma sono pagine d'asfalto.

"Le strade di Roma sono pagine d'asfalto. 
Dichiarazioni d'amore, e di bombolette spray, ne vestono a tratti il manto bruno. E' come camminare sulle storie della gente, sopra i loro amori falliti, sopra le gioie strappate con i denti della non rassegnazione. Ieri mattina, mentre passeggiavo in Via Cerveteri, il piede destro mi è finito sulla parola "ritroveremo?.  Ritrovarsi è come trovarsi due volte. Concedere una possibilità di riscatto ad un verbo insoluto. Perché capita che trovarsi una volta sola non basti. E' necessario perdersi e poi incontrarsi ancora, dentro un verbo ostinato che non contempla la resa e, nei giorni difficili, sa amare e lottare più forte di tutti. Il piede sinistro, invece, ha calpestato la parola "invincibile". Che non può essere vinto, letteralmente. Che non si da per vinto. Che non cede. Che non si piega davanti all'ostacolo. Un eroe moderno, dentro un mondo di cinici e disincantati.
Così, ieri ho camminato sopra una storia dura e difficile, che ha il coraggio di ritrovarsi e l'ardire ammirevole di impegnarsi ad essere invincibile.
Mi è sembrata una bella storia. Una di quelle che, almeno una volta nella vita, tutti abbiamo vissuto.

Di Antonia Storace
Photo by Silvia Pluda


Photo by Silvia Pluda

venerdì 6 novembre 2015

Scatoloni, di Antonia Storace.

Scatoloni.

"E forse il segreto non è sbarazzarsi di qualcosa, o aggiungere qualcos'altro. Forse, il segreto è fare spazio a tutto, a quello che c'è stato, a quello che c'è, a quello che verrà, persino a quello che vorremmo non arrivasse mai.
Forse, il segreto sta nel mettere ordine tra i pensieri, prima che tra le cose. E poi tra le persone. Concedere ad ognuna il giusto spazio. Che non sia troppo, ma nemmeno troppo poco. E' sufficiente che stiano comode. Ed è fondamentale che stia comodo tu per primo.
E tra gli scaffali della vita, ci saranno scatoloni fatti di occhi, e bocche, e profumi, e ricordi, che deciderai di tenere in un angolino buio, un po' nascosto, perché non ti andrà di doverci posare lo sguardo troppo spesso. Quello, sarà lo scompartimento del: "Poteva essere e non è stato".
E ci saranno scatoloni fatti di oggi, di adesso, di afferrabilissimo presente, che invece terrai ben esposti, a portata di mano.
Ed infine, ci saranno scatoloni di sogni, e progetti, e realtà che non sono ancora tali, ma lo diventeranno. Scatoloni pieni di domani, che un posto su quegli scaffali ancora non ce l'hanno, ma ce l'avranno, tra qualche tempo, quando sarà il momento."

Antonia Storace



E luce fu...

"Ogni minuto che passi arrabbiato 
perdi sessanta secondi di felicità." 

Albert Einstein ?


Fonte: tumblr_n7wzla0UI41rebxsto1_500.gif 500×500 pixel

Onde...

Un giorno l’onda chiese al mare: “mi vuoi bene?”. Ed il mare le rispose: “Il mio bene è così forte che ogni volta che t’ allontani verso la terra io ti tiro indietro per riprenderti tra le mie braccia. Senza te la mia vita sarebbe insignificante. Sarei un mare piatto, senza emozione. Tu sei l’ essenza del mio esistere. ”L’onda fu felice. Tra le braccia del mare.
Facendo finta, ogni volta di volare via, per dare quel senso di precarietà alle cose, per renderle preziose. Ed ogni volta il mare la riprendeva, con le sue braccia grandi, per riportarla a sé. Raccontano che una notte la luna illuminava il mondo, e l’onda bianca lentamente, in un ballo infinito, scivolava tra un prendersi e un lasciarsi, col mare che stendeva le braccia per poi ritirarle, facendo finta a volte di non poterlo fare, perché l’onda potesse assaporare anch’ essa quella precarietà che rende le cose preziose. 
L’onda ed il mare sono ancora lì, nel gioco infinito delle emozioni. E fanno finta che sarà l’ultima volta che l’onda partirà verso la terra, per non tornare più, ma poi, alla fine, è più forte su tutto il bisogno di riprendersi. Nel sogno di un bene senza fine.


Tony Kospan  



lunedì 2 novembre 2015

Milan Kundera, “L’insostenibile leggerezza dell’essere”

«Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi. A seconda del tipo di sguardo sotto il quale vogliamo vivere, potremmo essere suddivisi in quattro categorie. La prima categoria desidera lo sguardo di un numero infinito di occhi anonimi […] La seconda categoria è composta da quelli che per vivere hanno bisogno dello sguardo di molti occhi a loro conosciuti […] C’è poi la terza categoria, la categoria di quelli che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata […] E c’è infine una quarta categoria, la più rara, quella di coloro che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti. Sono i sognatori.»

Milan Kundera, “L’insostenibile leggerezza dell’essere”





Arcobaleni

Arcobaleni di luce 
nella magia del palazzo di cristallo.

Tenete tra le mani un prisma di vetro e lasciatevi affascinare da ciò che Isaac Newton scoprì nel 1666: la scomposizione della luce solare. Tutto questo lo scoprirete nell'installazione dell'artista coreana Kimsooja nel Palacio de Cristal di Madrid. Ricoprendo le finestre della struttura di metallo e cristallo con una speciale pellicola traslucida e rivestendo il pavimento con una superficie a specchio. In questo modo, la luce esterna entra attraverso i vetri del palazzo, viene scomposta dalla pellicola di diffrazione e si riflette sul pavimento, generando così miriadi di arcobaleni, che avvolgono il visitatore e lo trasportano in un mondo di sogno.












Ugo Tognazzi

“Io amo le donne, non sarei capace di farne a meno. 
Ti danno entusiasmo e quando anche le lasci 
resta dentro di te una piccola parte di loro.”

Ugo Tognazzi, 
attore, regista, sceneggiatore teatrale, cinematografico e televisivo.



Fontana di Trevi

La Fontana di Trevi torna a splendere

Ci sono voluti 516 giorni lavorativi di restauro, che hanno visto impegnati 26 professionisti per portare al suo antico splendore Fontana di Trevi. La Fontana della Dolce Vita rimessa a nuovo sarà inaugurata il 3 novembre.

«Roma e tutto il mondo potranno a breve vedere la fontana più celebre della Capitale in tutta la sua bellezza a 23 anni dall'ultimo intervento – ha affermato – Un restauro che, oltre a procedere ad ottimi ritmi ha riscosso tra i turisti e i romani un notevole successo grazie al ponte panoramico».


Oltre tre milioni i visitatori che hanno potuto ammirare la fontana da questa prospettiva del tutto nuova.
«Il restauro dunque si è trasformato in un'opportunità, un cantiere a cielo aperto diventato per molti uno spettacolo da vivere.

Alla Fontana di Trevi, alla sua storia e al suo restauro sono stati dedicati addirittura un sito web (visitabile agli indirizzi www.restaurofontanaditrevi.ite www.trevifountain.it), un'app smartphone per iPhone e dispositivi Android.

Fonte e Photo by Web  











giovedì 29 ottobre 2015

La tigre e la neve.

Su, su, svelti, veloci, piano, con calma, non vi affrettate.

"Non scrivete subito poesie d’amore che sono le più difficili, aspettate almeno un’ottantina di anni.
Scrivete su un altro argomento, che ne so… sul mare, vento, un termosifone, un tram in ritardo.
Non esiste una cosa più poetica di un’altra. La poesia non è fuori, è dentro.
Cos’è la poesia? Non chiedermelo più, guardati allo specchio, la poesia sei tu.
Vestitele bene le poesie.
Cercate bene le parole, dovete sceglierle.
A volte ci vogliono otto mesi per trovare una parola.
Scegliete, perchè la bellezza è cominciata quando qualcuno ha cominciato a scegliere, da Adamo ed Eva. Lo sapete quanto c’ha messo Eva prima di scegliere la foglia di fico giusta? Ha sfogliato tutti i fichi del paradiso terrestre.

Innamoratevi.
Se non vi innamorate è tutto morto.
Vi dovete innamorare e diventa tutto vivo, si muove tutto.
Dilapidate la gioia, sperperate l’allegria.
Siate tristi e taciturni con l’esuberanza.
Fate soffiare in faccia alla gente la felicità.

Per trasmettere la felicità, bisogna essere felici e per trasmettere il dolore bisogna essere felici.

Siate felici.
Dovete patire, stare male, soffrire.
Non abbiate paura a soffrire. Tutto il mondo soffre.
E se non vi riesce, non avete i mezzi, non vi preoccupate, tanto per fare poesia una sola cosa è necessaria: tutto.
E non cercate la novità. La novità è la cosa più vecchia che ci sia.
E se il verso non vi viene da questa posizione, da questa, da così, buttatevi in terra, mettetevi così.
E’ da distesi che si vede il cielo. Guarda che bellezza, perchè non mi ci sono messo prima?!
Cosa guardate? I poeti non guardano, vedono.
Fatevi obbedire dalle parole.
Se la parola è “muro” e “muro” non vi dà retta, non usatela più per otto anni, così impara!
Questa è la bellezza come quei versi là che voglio che rimangano scritti lì per sempre..
Forza, cancellate tutto!"


Roberto Benigni in monologo tratto dal film "La tigre e la neve"




Il 28 ottobre 1886, venne inaugurata la Statua della Libertà.

Duecentoventicinque tonnellate di peso, 46 metri di altezza (piedistallo escluso) e 4 milioni di visite ogni anno. La Statua della Libertà, oggi simbolo di New York, ha una storia costruttiva avventurosa e originale, caratterizzata da trasporti eccezionali e un fundraising senza precedenti.

Fu uno storico francese, Édouard de Laboulaye, a proporre, nel 1865, l'idea di erigere un monumento per celebrare l'amicizia tra Stati Uniti d'America e Francia, in occasione del primo centenario dell'indipendenza dei primi dal dominio inglese. I francesi avrebbero dovuto provvedere alla statua, gli americani al piedistallo. Nella foto: la testa della Statua esposta al pubblico durante l'Esposizione Universale di Parigi nel 1878. 
Prima ancora che il progetto venisse finalizzato, Bartholdi realizzò la testa e il braccio destro della statua (quello con la torcia, nella foto) e li portò in mostra all'Esposizione Centenaria di Philadelphia e all'Esposizione Universale di Parigi, per sponsorizzare la costruzione del monumento. 
La costruzione vera e propria prese il via a Parigi nel 1877. Qui, i cantieri accanto al braccio sinistro della statua, con la tavola recante la data del giorno dell'Indipendenza in caratteri romani.


Lo scultore, durante una visita a New York, individuò nell'isola di Bedloe (poi denominata Liberty Island) alla foce del fiume Hudson, il sito ideale per la collocazione della statua.

Nel 1885, la statua fu smontata in più parti e trasportata via nave, attraverso l'oceano, fino a New York, a bordo del piroscafo francese Isère. Nella foto, l'apertura di una delle 214 casse da trasporto, con il volto della statua, il 17 giugno 1885, dall'altra parte dell'Atlantico.

L'opera, chiamata La Libertà che illumina il mondo, fu inaugurata con una solenne cerimonia il 28 ottobre 1886. 
Il caratteristico colore verde con cui la conosciamo, dovuto all'ossidazione del rame, non emerse fino al 1900.

Fonte Focus, photo by web.
















giovedì 22 ottobre 2015

Il barone rampante

E lei: Tu credi che l’amore sia dedizione assoluta, rinuncia di sé Era lì sul prato, bella come mai, e la freddezza che induriva appena i suoi lineamenti e l’altero portamento della persona sarebbe bastato un niente a scioglierli, e riaverla tra le braccia… Poteva dire qualcosa, Cosimo, una qualsiasi cosa per venirle incontro, poteva dirle: “Dimmi che cosa vuoi che faccia, sono pronto.” e sarebbe stata di nuovo felicità per lui, la felicità insieme senza ombre. Invece disse: “Non ci può essere amore se non si è sé stessi con tutte le proprie forze.”
Italo Calvino, Il barone rampante, 1957



Islanda

In volo sull’Islanda con le splendide fotografie 
scattate da un drone.

“Sono un fotografo che vive per viaggiare, e visto che non mi bastava girare per il mondo con reflex e polaroid, da quest’anno il mio bagaglio vanta anche un fantastico drone, che mi permette di viaggiare due volte: a terra e nel cielo.”

Il fotografo Enrico Pescantini ha usato un drone per immortalare immagini mozzafiato di una terra colma di fascino del Nord Europa. In questo viaggio il drone ha dovuto affrontare la brevissima estate islandese, che è stata per giunta una delle peggiori degli ultimi decenni, caratterizzata da freddo, pioggia e vento artico. Di fronte alle foto di questa splendida ed enigmatica terra che è l’Islanda, si rimane senza fiato, totalmente rapiti dal paesaggio primitivo, intatto nella sua bellezza.

Info: http://pescart.com












Dislessia - DSL

Ecco come distruggiamo la mente dei nostri bambini

Sono una pedagogista-docente e mi occupo di formazione oramai da diversi anni. Troppo spesso però vedo una situazione che non posso più tacere, anche se non è la prima volta che ne parlo.
Sono molto indignata per la facilità con cui i nostri bambini vengono giudicati e “torturati” psicologicamente. E non sto esagerando! Perché la tortura non è solo quella fisica, ma anche e ai nostri giorni soprattutto, quella psicologica.
Viviamo in una società molto superficiale, dove i tempi frenetici e la poca pazienza che abbiamo nei confronti dei nostri bambini e delle nostre bambine, ci spingono a conclusioni affrettate sulle loro potenzialità e capacità cognitive, purché ci sollevino dall’incombenza di seguirli negli studi.

Troppo spesso i genitori mi portano i loro figli emotivamente avviliti, psicologicamente affranti, demotivati e senza più la minima autostima di se stessi.
Arrivano da me dicendomi che il loro bambino o la loro bambina ha difficoltà nello studio; che piange perché non vuole studiare; che non vuole andare a scuola. Me li portano dicendomi che l’insegnante gli ha detto che sicuramente ha qualche problema cognitivo, e quando arrivano da me hanno già fatto percorsi con il logopedista e il più delle volte, il medico, gli ha certificato un ritardo nell’apprendimento.
Ma sapete una cosa? Nel 99% dei casi, il bambino o la bambina non ha niente, recuperando nel giro di un anno scolastico tutte le carenze!
Mi sono chiesta più volte se voi vi foste mai domandati come reagiscono i vostri figli a tutte queste chiacchiere non vere sulla loro capacità di apprendimento. Vi siete mai chiesti cosa provano? Come stanno? Cosa pensano di tutte quelle ricerche mediche e quelle esercitazioni alienanti, ai quali vengono sottoposti anche solo perché hanno una pessima scrittura? Vi siete mai chiesti guardando la calligrafia di un medico se anche lui fosse disgrafico?

Ve lo dico io cosa pensano i nostri figli! Pensano di essere inferiori, di essere diversi, stupidi, non capaci come i loro compagni di classe. E la loro psiche lentamente cambia e diventa brutta. Perdono la loro autostima, diventano tristi, paurosi e a scuola non rendono più, non si sentono capaci e si convincono di non riuscire negli studi; dentro di loro si domandano perché devono continuare a studiare; perché devono andare a scuola, a cosa serve… perché la scuola non brucia!
Io sono molto indignata! con insegnanti impreparati nella didattica che si sentono in diritto di diagnosticare senza averne la competenza.

Sono molto indignata! con la connivenza dei medici psichiatri che devono trovare necessariamente un’anomalia in un bambino che ha solo bisogno di essere rispettato nei suoi tempi di apprendimento, mentre la loro diagnosi è basata su statistiche (vi ricordo che Albert Einstein ha mostrato la sua genialità solo all’università, risultando terribilmente carente in tutti i precedenti corsi di studi, soprattutto in matematica; e nonostante oggi si dica che fosse dislessico, niente e nessuno allora, fortunatamente, gli ha impedito di credere in se stesso e di diventare ciò che tutti noi conosciamo). Vogliamo parlare dei logopedisti? Che uccidono il pensiero del bambino tediandolo con tanti esercizietti che allontanano sempre più il piccolo dalla scuola? E tutto questo pur di non ammettere che quel paziente non ha bisogno del loro aiuto, ma solo di una efficace didattica che loro ignorano completamente.
Ma è tutto un sistema di scarica barile: l’insegnante ai genitori, i genitori al medico, il medico al logopedista e il logopedista sul problema diagnosticato dal medico che purtroppo si può migliorare, ma non curare; e non c’è la cura semplicemente perché non c’è la malattia!
Ma sono indignata anche con voi genitori!

Che non avete la pazienza di ascoltarli i vostri figli; che li imboccate come se fossero sempre piccoli, senza svezzarli nel rapporto e nella loro continua e costante crescita di competenze. E questo è un ERRORE grave, molto grave, perché non permettete loro di crescere, di sviluppare indipendenza, di conquistarsi quel pezzettino di mondo a scuola, che solo a loro appartiene. Non avete voglia di seguire e capire i cambiamenti che la scuola li costringe a sviluppare, non avete la voglia di capire che il vero problema potrebbe essere nel rapporto con voi, con la maestra o con i compagni di classe. Perché è così: quasi sempre il problema scolastico ha le sue profonde radici nel rapporto umano.
Allora non distruggiamo la mente e la vitalità dei nostri figli, abbiate il coraggio e l’umiltà di valutare il vostro rapporto, di considerare quello che la maestra ha con vostro figlio o vostra figlia, prima ancora di intraprendere un percorso diagnostico, che in quanto tale, nella mente del bambino, riporta sempre e comunque a una malattia e quindi a una diversità dai compagni di scuola. Ricordandovi inoltre che oggi, quella che viene comunemente definita dislessia, il più delle volte è un abuso di terminologia e medicalizzazione su bambini sanissimi per questione di business. Non confondiamo le difficoltà didattiche e di rapporto con la scusa della malattia, una malattia che nessuno ha organicamente riscontrato e che si basa solo su statistiche. Eviteremo così di crescere bambini insicuri, ribelli, aggressivi, svogliati, tristi, spaventati e senza autostima.

Dr. Tiziana Cristofari
Fonte: figlimeravigliosi.it  

Allegria...

“È molto meglio essere allegri, ed è anche il segno di qualche cosa: 
è come avere l’immortalità mentre si è ancora vivi.”

E. Hemingway



Le notti bianche

«Era una notte splendida, una di quelle notti che capitano soltanto quando si è giovani, caro lettore. 
Il cielo era così stellato, così luccicante, che dopo averlo contemplato veniva naturale chiedersi se sotto un cielo simile potessero vivere uomini irascibili e scontrosi. Anche questa è una domanda da giovani, caro lettore, molto da giovani ».

Fëdor Dostoevskij · “Le notti bianche”.

Photo: Tre Cime di Lavaredo, Monte Paterno