lunedì 11 aprile 2016

La Grande Barriera Corallina

Blu, La Grande barriera corallina
La Grande barriera corallina è la barriera di corallo più grande del mondo, composta da oltre 2900 barriere coralline singole e da 900 isole, si estende per 2600 km, su di una superficie di circa 344.400 km². Situata al largo della costa del Queensland, nell'Australia nord-orientale, può essere vista dallo spazio ed è la più grande struttura composta da un unico organismo vivente. La struttura è formata da miliardi di minuscoli organismi, noti come i polipi del corallo e la sua biodiversità è stata inclusa come Patrimonio dell'Umanità nel 1981. Grande parte della barriera corallina è protetta dal "Parco Marino della Grande Barriera Corallina", che contribuisce a limitare l'impatto umano. Altre pressioni ambientali per la barriera corallina e il suo ecosistema sono la qualità delle acque di deflusso, il cambiamento climatico insieme allo sbiancamento dei coralli.








L'Opéra national de Paris

L'Opéra national de Paris. 
L'Opéra national de Paris è un teatro pubblico francese posto sotto la tutela del Ministero della Cultura francese. Esso ha come scopo di rendere accessibile il patrimonio lirico e coreografico al maggior numero di persone, e quello di favorire la creazione e la rappresentazione delle opere contemporanee. A questo titolo, l'Opéra, dispone di due sale: l'Opéra Garnier (che ospita il corpo di ballo dell'Opéra) e l'Opéra Bastille.
L'Opéra national de Paris contribuisce inoltre alla formazione professionale e al perfezionamento dei cantanti e dei ballerini, per il suo centro di formazione d'arte lirica e per la scuola di danza di Nanterre.
Travel Notes



 
 

Il faro maledetto.

L’uomo che vuole salvare il faro maledetto

«Kers-kuilt kers-kuilt ». 
Andate-via, ulula il vento tra le pietre del faro di Tevénnec.
 
Lo hanno chiamato «inferno» i ventitrè guardiani che lo hanno abitato, i più lasciandogli l’anima, che ora vagherebbe sull’isola senza pena. Suicidi, impazziti, rosi dalla solitudine. Ma la sua lunga scia di morte non spaventa Marc Pointud, l’uomo che ha scelto di auto-esiliarsi nelle sue stanze. 


Tutto parte nel 1869, con l’inizio della costruzione della torre, alta 11 metri e la casa per il guardiano. Siamo nel Nord Atlantico, su uno sperone roccioso tra l’isola di Sein e punta del Van. Bretagna, Finistère. Un tratto di mare che prende il nome d’Iroise, irto di scogli micidiali, graffiato da una corrente vorticosa, sconquassato da venti impetuosi e onde cattive. 
Una zona di naufragi e leggende. Per i bretoni Tévennec era la casa di Ankou, lo scheletro con la falce, che vi era giunto con la Bag Noz, la nave dei morti, dalla Baie des Trépassés. 

Il faro sarebbe stato costruito dopo che un naufrago approdò sull’isola e vi rimase cinque giorni, cercando inutilmente di segnalarsi alle navi prima di morire di stenti. 
I lavori durano 5 anni, qualche operaio ci lascia le penne, il 15 marzo 1875 la lanterna squarcia il buio per la prima volta. L’errore è non classificare Tévennec come faro d’alto mare: così, come se fosse in un luogo tranquillo della costa, gli assegnano un solo guardiano. 

E comincia l’inferno. 

«Kers-kuilt kers-kuilt»
(il suono potrebbe essere il risultato dell’aria che soffia in una grotta 
che attraversa l’isola, combinata con la disperazione di chi via ha soggiornato).

Quei poveri uomini si dimettono, fuggono, s’uccidono. Alla fine l’amministrazione raddoppia i guardiani, instaura una stretta rotazione, promette promozioni e dà il via libera anche alle coppie, la moglie del titolare quale ausiliaria pagata (una di queste sventurate salerà il cadavere del marito, nell’attesa del battello che lo avrebbe riportato a terra). Niente da fare. Solo Corentin Coquet resisterà 15 anni, dal 1881 al 1896; la famiglia Quéméré, tre figli, cinque anni. Ma sono mosche bianche. E così, nel 1910, Parigi ne ha abbastanza e decide di automatizzare il faro.

Il nuovo guardiano  
Ora, dopo 106 anni (solo tecnici, per veloci sortite), sull’isola è sbarcato un nuovo guardiano, il presidente della Société nationale pour le patrimoine des phares et balises (www.pharesetbalises.org), l’associazione che si occupa della conservazione dei fari francesi e che ha ricevuto in concessione questa sentinella dell’Oceano per ristrutturarla e trasformarla in residenza per artisti. 

In verità Marc era atteso a Tévennec già nell’ottobre scorso , per il 140° compleanno della struttura, ma il maltempo - raggiungere questo scoglio non è uno scherzo - ha rovinato la festa. Il 28 febbraio scorso, invece, è andata meglio: l’elicottero è riuscito a sbarcarlo, e prima di lui i materiali e i viveri necessari perché vi soggiorni nei prossimi due mesi. Tanto durerà, infatti, la sua missione, denominata “Lumière sur Tévennec”, vale a dire l’estremo e romantico tentativo di sensibilizzare la Francia sulla sorte dei suoi fari oltre che di raccogliere fondi per il recupero di Tévennec (pare che la regione Bretagna sia stata di manica stretta). 

«I fantasmi? Se li vedo li fotografo...» 

Il nuovo guardiano si è sistemato in una delle cinque stanze di pietra fredda, 30 metri quadrati ingombri di un letto, due tavole e due cavalletti, un fornello da campo, tende di riciclo a porte e finestre per tagliare il vento. 

Come vince la solitudine? 
«Scrivo il mio libro, creo i video (ogni giorno posta un pezzo della sua vita sui media e social del gruppo Le Telegramme), mi prendo cura di me stesso, medito, guardo il mare, mi godo i luoghi, non faccio nulla, leggo» spiega Marc a Francetv. 

Con sé ha due libri, la Bibbia e un saggio di Jean-Luc Mélenchon. Più telefono e Internet.
(chissà che avrebbero dato i veri guardiani di quest’inferno per averli come alleati nella guerra contro la tristezza).

Fonte: La Stampa. It
Photo by Web

Travel Notes





 

“El Mar” da “Memorial de Isla Negra”, 1964.

"Ho bisogno del mare perché m’insegna:
non so se imparo musica o coscienza:
non so se è onda sola o essere profondo 
o sola roca voce o abbacinante
supposizione di pesci e di navigli.
 
Il fatto è che anche quando sono addormentato
circolo in qualche modo magnetico
nell’università delle acque. 

Non sono solo le conchiglie triturate
come se qualche pianeta tremante partecipasse lenta morte, 
no, dal frammento ricostruisco il giorno, 
da una raffica di sale le stalattiti e da una cucchiaiata il dio immenso"...

Pablo Neruda in
“El Mar” da “Memorial de Isla Negra”, 1964.


Photo: Neruda En su casa de Isla Negra.

È proibito

E' proibito

È proibito piangere senza imparare, 
svegliarti la mattina senza sapere che fare avere paura dei tuoi ricordi.

È proibito non sorridere ai problemi, 
non lottare per quello in cui credi e desistere, per paura.
Non cercare di trasformare i tuoi sogni in realta’.
 
È proibito non dimostrare il tuo amore, fare pagare agli altri i tuoi malumori.

È proibito abbandonare i tuoi amici, 
non cercare di comprendere coloro che ti stanno accanto 
e chiamarli solo quando ne hai bisogno.

È proibito non essere te stesso davanti alla gente,
fingere davanti alle persone che non ti interessano, 
essere gentile solo con chi si ricorda di te, 
dimenticare tutti coloro che ti amano.

È proibito non fare le cose per te stesso, 
avere paura della vita e dei suoi compromessi, 
non vivere ogni giorno come se fosse il tuo ultimo respiro.

È proibito sentire la mancanza di qualcuno senza gioire, 
dimenticare i suoi occhi e le sue risatesolo perche’ 
le vostre strade hanno smesso di abbracciarsi.
Dimenticare il passato e farlo scontare al presente.

È proibito non cercare di comprendere le persone,
pensare che le loro vite valgono meno della tua,
non credere che ciascuno tiene il proprio cammino
nelle proprie mani.

È proibito non creare la tua storia, 
non avere neanche un momento per la gente che ha bisogno di te, 
non comprendere che cio’ che la vita ti dona, 
allo stesso modo te lo puo’ togliere.

È proibito non cercare la tua felicita’, 
non vivere la tua vita pensando positivo, 
non pensare che possiamo solo migliorare, 
non sentire che, senza di te, 
questo mondo non sarebbe lo stesso.

Pablo Neruda

(E' proibito, poesia attribuita a Pablo Neruda)