martedì 1 aprile 2014

Shakespeare & Company.

Shakespeare & Company.

Aperta sulla Rive Gauche nel 1951, da un americano, George Whitman, e gestita dalla figlia Sylvia fino alla sua scomparsa, 3 anni fa, è stato meta abituale di scrittori della beat generation, come Allen Ginsberg e William S. Burroughs. Da sempre la libreria, che è anche biblioteca, con possibilità di noleggiare opere, fornisce un servizio extra: agli scrittori in transito viene offerto il pernottamento gratuito: al piano superiore dell'edificio ci sono infatti 13 letti che Whitman aveva voluto "mettere a disposizione" degli autori in transito nella Ville Lumière

Curiosità: Il locale fungeva, sin dal principio, sia come negozio di libri che come sala da lettura. Nel 1921 la Beach spostò la libreria al 12 di rue de l'Odéon, dove rimase fino al 1941. Durante questo periodo la Shakespeare and Company era considerata il centro della cultura anglo-americana a Parigi. Scrittori e artisti della generazione perduta, come Ernest Hemingway, Ezra Pound, Francis Scott Fitzgerald, Gertrude Stein, George Antheil, Man Ray e James Joyce passarono molto tempo al suo interno. La Shakespeare and Company, così come i suoi frequentatori, venne menzionata da Hemingway in Festa mobile.

Travel Notes















Jacques Le Goff

Cinque personaggi del passato per il nostro presente

"Gli uomini e le donne, se sanno cogliere il piccolo dono di libertà, di libero arbitrio e di volontà efficace che la natura umana e la storia concedono loro, possono servirsene per cambiare il mondo e la società, faticosamente, attraverso alti e bassi, balzi in avanti e arretramenti, senza che niente sia definitivamente dato per scontato. La storia può essere, deve essere libertà." 

· Jacques Le Goff · da Cinque personaggi del passato per il nostro presente ·

· Jacques Le Goff (1924 – 2014), storico francese ·



Jacques Le Goff (Tolone1º gennaio 1924 – Parigi1º aprile 2014) è stato uno storico francese, studioso della storia e della sociologia delMedioevo, tra i più autorevoli studiosi nel campo della ricerca agiografica.
 Scrittore di molti saggi di storia medioevale ha pubblicato nel 1957 Gli intellettuali del Medioevo, nel 1967 Il basso medioevo, nel 1964 La civiltà dell'Occidente medioevale, nel 1976 Mercanti e banchieri del Medioevo, nel 1977 Tempo della Chiesa e tempo del mercante, nel 1982 La nascita del Purgatorio e Intervista sulla storia, nel 1983 Il meraviglioso e il quotidiano nell'Occidente medioevale che raccoglie saggi pubblicati in periodi differenti e alcuni lavori inediti.

Un uomo di Oriana Fallaci.

E forse il tuo carattere non mi piaceva, né il tuo modo di comportarti, però ti amavo di un amore più forte del desiderio, più cieco della gelosia: a tal punto implacabile, a tal punto inguaribile, che ormai non potevo più concepire la mia vita senza di te. Ne facevi parte quanto il mio respiro, le mie mani, il mio cervello, e rinunciare a te era rinunciare a me stessa, ai miei sogni che erano i tuoi sogni, alle tue illusioni che erano le mie illusioni, alle tue speranze che erano le mie speranze, alla vita! E l’amore esisteva, non era un imbroglio, era piuttosto una malattia, e di tale malattia potevo elencare tutti i segni, i fenomeni.



· Tratto dal libro Un uomo di Oriana Fallaci ·




L'abitudine, Oriana Fallaci.

L'abitudine.
L’abitudine è la più infame delle malattie perché ci fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, qualsiasi morte. Per abitudine si vive accanto a persone odiose, si impara a portar le catene, a subire ingiustizie, a soffrire, ci si rassegna al dolore, alla solitudine, a tutto. L’abitudine è il più spietato dei veleni perché entra in noi lentamente, silenziosamente, cresce a poco a poco nutrendosi della nostra inconsapevolezza, e quando scopriamo d’averla addosso ogni fibra di noi s’è adeguata, ogni gesto s’è condizionato, non esiste più medicina che possa guarirci.
· Tratto da Un uomo, di Oriana Fallaci ·




Viaggio nel tempo: le fotografie che ricordano il passato.

Viaggio nel tempo: le fotografie che ricordano il passato.


Kerényi Zoltán è un fotografo ungherese che, nel suo lavoro  Ablak a Múltra/Una finestra sul passato, si è divertito a confrontare alcune zone di Budapest e Venezia con immagini del passato,  scoprendo come in realtà non sia cambiato quasi nulla dei posti che viviamo. Il confronto del presente e passato ci invita alla riflessione, quasi fosse un momento che ci appartiene.