La volta che mamma foca salvò me e il suo cucciolo.
Una fotografa "scettica" racconta la straordinaria avventura vissuta con le foche della Groenlandia mentre lavorava al servizio sul Golfo del San Lorenzo.
Nel Golfo del San Lorenzo, le femmine di foca della Groenlandia danno alla luce i loro cuccioli dalla pelliccia bianca a febbraio. Li allattano per circa due settimane, poi li abbandonano sul ghiaccio così che imparino a mangiare, a nuotare e diventare adulti da soli. È un inizio duro in un ambiente altrettanto duro.
Era l'ultimo giorno della nostra spedizione. David e io ci siamo tuffati nell'acqua in mezzo al ghiaccio, prendendo poi direzioni diverse. A un certo punto ho trovato un cucciolo di foca da solo sul ghiaccio in cerca della madre. La madre arriva e attira il cucciolo dentro l'acqua proprio davanti a me...I due si incontrano sott'acqua e si salutano sfregando i musi. È un modo per riconoscersi, come a dire: "Sei tu la mia mamma? Sei tu il mio cucciolo?".
Seguo la madre e il cucciolo mentre si dirigono verso un altro pezzo di ghiaccio galleggiante. Il cucciolo curioso vorrebbe nuotare verso di me, ma la madre lo trattiene con le pinne. A un certo punto il cucciolo riesce ad avvicinarsi e si arrampica su di me per riposare. Io galleggio sul dorso mentre il piccolo mi si sdraia addosso e sfrega il muso contro la mia maschera.
Qualche attimo dopo rotola giù. Io sto scattando come una pazza quanto mi sento stringere la caviglia sinistra, poi quella destra. Guardo in basso e vedo vari maschi che nuotano in circolo sotto di noi. Uno di loro è venuto ad "assaggiarmi" per capire cosa sono e perché sto vicino alla femmina con cui vorrebbe accoppiarsi.
Mi sembra che sia tutto a posto quando un altro grosso maschio si avvicina da dietro e mi spinge sott'acqua, facendomi scivolare via la maschera dalla testa. Cerco di afferrarla e di rimettermela, senza lasciare andare la fotocamera.
A un certo punto l'acqua si agita e ribolle: è la femmina che si tuffa per lottare contro il maschio mentre io e il cucciolo restiamo a guardare da sopra.
La femmina torna in superficie e nuota verso di noi, grugnendo e sbuffando. Poi comincia a spingerci con le pinne. Sono sbalordita. Non riesco a credere a quello che vedo. Sono una persona tendenzialmente scettica, piuttosto infastidita dai racconti di chi dice di aver visto animali portare in salvo persone. Eppure, è quello che sta succedendo. La femmina di foca ci sta allontanando dal maschio che continua aggressivamente a girare sotto di noi.
La femmina si dirige verso una fenditura nel ghiaccio ampia poco più di un metro. Il passaggio è stretto, e i lastroni di ghiaccio possono schiacciare una persona come un'anguria se si scontrano. Resto sotto la foca e guardo madre e piccolo passare attraverso l'apertura.
Mi intristisce vederli andare via ma sono tutta allegra e piena di adrenalina mentre ritorno al lastrone di ghiaccio dove poggiare la fotocamera. Faccio per slacciarmi la cintura con i pesi quando il maschio di foca mi arriva addosso come un razzo e mi morde all'inguine. Mi lascia, si gira e mi morde di nuovo, alla coscia, scuotendo la testa, e aprendomi una bella ferita. Senza sapere come in un attimo mi ritrovo in piedi sul ghiaccio, incredula per ciò che è accaduto.
Ora ho una bella cicatrice ma non è il morso quello che resterà della mia avventura. Ricorderò la femmina che lottava sotto di noi, e poi risaliva per portare me e il piccolo in salvo. Non ho una spiegazione per quello che è accaduto. Posso solo prenderne atto e raccontarlo.
National Geographic.
di Jennifer Hayes fotografie di Jennifer Hayes e David Doubilet |