Torna "8 e 1/2" restaurato, il capolavoro di Fellini nato da una crisi di ispirazione.
Ci voleva un genio della comunicazione per trasformare una crisi di ispirazione in un film da Oscar e un genio del cinema per rendere un ammasso di idee vaghe un capolavoro. La storia è nota. Tre anni dopo aver girato La dolce vita rivoluzionando i canoni cinematografici, scandalizzando politica e Chiesa e ottenendo un successo mondiale, Federico Fellini (che nel frattempo aveva girato Le tentazioni del dottor Antonio, episodio del film corale Boccaccio '70) sta pensando ad un nuovo film. Ne parla con l'amico e sceneggiatore Ennio Flaiano, ma non c'è una storia, non c'è un tema vero e proprio. Non c'è neanche un titolo, il film si chiama 8 e 1/2 perché secondo i conti del regista si tratta del suo ottavo film e mezzo considerando metà quelli codiretti con altri registi.
Non riuscendo a tirarne fuori una trama Fellini è pronto ad andare dal produttore Angelo Rizzoli per comunicare che il film non c'è quando a Cinecittà un capo macchinista invita il regista a festeggiare il compleanno di un collega. E lì, mentre tutti gli fanno gli auguri per il nuovo film, Fellini ha un'illuminazione, e racconterà questo: di un regista che deve fare un film ma non sa più quale, che ha perso l'ispirazione e non sa dove cercarla, che cerca di tenere pericolosamente in equilibrio la carriera e la vita privata e che sogna un harem di donne tutte per sé.
Ed è proprio questa celebre sequenze che vi riproponiamo nella versione restaurata a cura del Centro sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale in collaborazione con RTI Gruppo Mediaset e Deluxe Digital Roma che, dopo la presentazione al festival di Torino, ora esce in versione dvd e Blu Ray per la Mustang Entertainment con distribuzione CG Home Video. Una sequenza emblematica di un film che è per la stessa definizione del regista "un misto tra una sgangherata seduta psicanalitica e un disordinato esame di coscienza in un'atmosfera da limbo".
Mai come in questo film il regista Guido, ovvero Marcello Mastroianni, è Federico Fellini. Con i suoi dubbi artistici, con i suoi rapporti contrastati con la Chiesa e con la critica, con i ricordi di un passato che appartiene ad un mondo che non c'è più e con le paure e le speranze per il futuro. Ma soprattutto è un ragionamento sul suo complesso e controverso rapporto con le donne. Ed il sogno dell'harem con tutte le donne della vita di Guido-Federico che accorrono a preparargli il bagno è allo stesso tempo una confessione, un'auto presa in giro e in qualche modo un manifesto.
Quello sguardo da sopra gli occhiali da sole che guarda al pubblico, complice e ammiccante, è certo lo sguardo di Marcello Mastroianni ma è anche lo sguardo del suo autore, di lui Federico Fellini ed un omaggio al suo cinema. Quel fotogramma è stato scelto dal festival di Cannes per il manifesto di quest'anno e non a caso arriva proprio da quel film, da quel capolavoro da Oscar (miglior film straniero e migliori costumi) nato da una crisi di ispirazione.
di Chiara Ugolini