venerdì 6 novembre 2015

Scatoloni, di Antonia Storace.

Scatoloni.

"E forse il segreto non è sbarazzarsi di qualcosa, o aggiungere qualcos'altro. Forse, il segreto è fare spazio a tutto, a quello che c'è stato, a quello che c'è, a quello che verrà, persino a quello che vorremmo non arrivasse mai.
Forse, il segreto sta nel mettere ordine tra i pensieri, prima che tra le cose. E poi tra le persone. Concedere ad ognuna il giusto spazio. Che non sia troppo, ma nemmeno troppo poco. E' sufficiente che stiano comode. Ed è fondamentale che stia comodo tu per primo.
E tra gli scaffali della vita, ci saranno scatoloni fatti di occhi, e bocche, e profumi, e ricordi, che deciderai di tenere in un angolino buio, un po' nascosto, perché non ti andrà di doverci posare lo sguardo troppo spesso. Quello, sarà lo scompartimento del: "Poteva essere e non è stato".
E ci saranno scatoloni fatti di oggi, di adesso, di afferrabilissimo presente, che invece terrai ben esposti, a portata di mano.
Ed infine, ci saranno scatoloni di sogni, e progetti, e realtà che non sono ancora tali, ma lo diventeranno. Scatoloni pieni di domani, che un posto su quegli scaffali ancora non ce l'hanno, ma ce l'avranno, tra qualche tempo, quando sarà il momento."

Antonia Storace



E luce fu...

"Ogni minuto che passi arrabbiato 
perdi sessanta secondi di felicità." 

Albert Einstein ?


Fonte: tumblr_n7wzla0UI41rebxsto1_500.gif 500×500 pixel

Onde...

Un giorno l’onda chiese al mare: “mi vuoi bene?”. Ed il mare le rispose: “Il mio bene è così forte che ogni volta che t’ allontani verso la terra io ti tiro indietro per riprenderti tra le mie braccia. Senza te la mia vita sarebbe insignificante. Sarei un mare piatto, senza emozione. Tu sei l’ essenza del mio esistere. ”L’onda fu felice. Tra le braccia del mare.
Facendo finta, ogni volta di volare via, per dare quel senso di precarietà alle cose, per renderle preziose. Ed ogni volta il mare la riprendeva, con le sue braccia grandi, per riportarla a sé. Raccontano che una notte la luna illuminava il mondo, e l’onda bianca lentamente, in un ballo infinito, scivolava tra un prendersi e un lasciarsi, col mare che stendeva le braccia per poi ritirarle, facendo finta a volte di non poterlo fare, perché l’onda potesse assaporare anch’ essa quella precarietà che rende le cose preziose. 
L’onda ed il mare sono ancora lì, nel gioco infinito delle emozioni. E fanno finta che sarà l’ultima volta che l’onda partirà verso la terra, per non tornare più, ma poi, alla fine, è più forte su tutto il bisogno di riprendersi. Nel sogno di un bene senza fine.


Tony Kospan